Il presente e il futuro ribollono nei tini seravezzini

Quando, attraverso il clima dell’animo della gente, le manifestazioni, le iniziative e, ovviamente, la qualità delle proposte, si parla di rinascimento versiliese, non si può in campo enologico non passare dal vessillo più baldo di questa truppa di produttori che scriverà pagine importanti, nuove e personali nella storia del vino nazionale: Giardini RipadiVersilia.

L’azienda di Renza Iacopi, guidata dai figli Lorenzo (agronomo) e Paolo insieme al resto della famiglia, ha da un decenno rinnovato quella che era una produzione locale e familiare. Il futuro del vino, quello sempre più legato all’opera verace del produttore, alla sua faccia, ai suoi modi e intenti filosofici, passa per idee che possono accomunare grandi poderi come piccolissime realtà come quella dei fratelli Svetlich. Il legame con la terra, le nuances di questi campi sul monte di Ripa, lo stesso refolo di vento e, naturalmente, le caratteristiche dei terreni sono, in un concetto di vino di zona (un vino che rappresenti e registri al 100% terroir e annata da cui proviene), imprescindibili emblemi di una bottiglia. È da qui che nascono riconoscimenti e premi, ma soprattutto bottiglie che riflettono senza artifici il prodotto della terra versiliese.

Il percorso personale, audace e periglioso, per i declivi non certo facili di queste emergenze, ha portato l’enologo seravezzino Lamberto Tosi a definire diversi tentativi verso il modello di vino voluto da filofrancese Lorenzo Svetlich. È così che nasce l’idea di espiantare tutto il sangiovese che rendeva smussato il rosso principe “Vis Vitae” su cui torneremo per lanciare il concetto di “vino di zona del futuro”. Sì, perché il vino di zona del presente esiste già, per nostra fortuna, quando si parla del Colli e Mare, il vermentino 90% tagliato da 10% di malvasia di Candia.

L’assaggio della linea e dei campioni di botte non può che far torcere le nostre labbra verso il cielo, perché si parla di vini che spillano dalla terra degli Svetlich ma guardano dritto all’etereo blu di questa riva tra mare e monti. La batteria di Colli e Mare parte dal 2009, un grande vino. 7 anni di bottiglia ne hanno preservato la grande aromaticità. 13,5% vol di mineralità e potenza controllata dove emergono le note agrumate e le erbe spontanee che sfavillano sul campo di Ripa. Nel 2011, l’annata ha trasformato il vestito del Colli e Mare in quello simile ad un Riesling, forse un aplomb meno territoriale ma di grande freschezza e mineralità. Il 2012 è, invece, un vero piccolo capolavoro delle selve versiliesi: floreale, fresco, mielato e dalle spiccate verzure vegetali. Indimenticabile. Più canonico il 2014, dove si vede tuttavia il lavoro del piccolo vignaiolo, impegnato a selezionare il meglio di un’annata a dir poco travagliata per arrivare al neonato 2015, prodotto in sole 2000 bottiglie, simbolo dei Giardini RipadiVersilia che verranno. Vermentino versiliese, what else? Perché in uno stretto concetto di zonazione, se manca ancora una futuribile decisione amministrativa, non manca già il piacere che il nostro palato può ricercare nelle grandi differenze che si trovano con altri vermentini toscani. No all’omologazione.

Il Vis Vitae, il rosso che gode di rinnovata etichetta come il suo compagno grazie all’arte di Corinna Natalia Balloni, è l’emblema delle scelte azzeccate dai ragazzi Svetlich. Come da sempre dichiarato da chi vi scrive, il blend 70% Cabernet 30% Sangiovese, mostra anche nel 2009 una certa stanchezza di fondo, ma già nel 2013 il triumviro Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot con 10 mesi di legno di secondo passaggio, connota e denota il piacere di un’annata fresca e fine.

Ampliare cantina, logistica, riorganizzare vigneti. Tenere ben salda questa passione verace. Sono attività riscontrabili per chi mette piede sulla collina che copre a Seravezza il mare e che, in un assaggio di botte davvero splendido ci dona il Syrah in purezza. Il progetto, già in corso, è quello di formulare un Syrah dallo spiccato francesismo e affinare l’espressione che la Versilia può concedere al vino. Gli assaggi en primeur di questo vino del futuro non solo ci emozionano, ci rinfrescano tutto il potenziale del vitigno, ma posano la pietra miliare delle prossime annate di Giardini RipadiVersilia. Tra concreto passato, sperimentazione e spirito bio, eccoci di fronte a un vino di cui, tra qualche anno, tutti parleranno con grande trasporto.

Nel frattempo, le nuove versioni del Vis Vitae sono già in commercio: complesso, maturo, pastoso ma spinto da vegetali armonie sempre più in alto. È solo l’antipasto questo, di un’eccellenza versiliese che seguiremo nel suo cammino. Fatto di piccoli passi, piccole porzioni di vigneto, piccole bottiglie che ci faranno una dionisiaca e piacevole compagnia.